Qualche giorno fa, un amico mi ha taggato in un video su facebook, di quelli classici che girano sul web, a tema calcistico, con grandi giocate e/o prodezze individuali. La clip mostrava un goal di Wayne Rooney , dalla distanza, siglato nel giorno del suo nuovo esordio con la maglia dell’Everton, durante un’amichevole in Tanzania. Il nuovo esordio sì, precisamente il secondo. Perché Wazza calcisticamente nasce proprio lì, sulla sponda blu di Liverpool. Un dettaglio mi ha impressionato: la dinamica della realizzazione. Perché? Perché è dannatamente simile ad un goal che avevo già visto. Premete Pausa però. Riavvolgiamo il nastro per un attimo (mai espressione fu più appropriata). A volte un’emozione può essere come una macchina del tempo; ti trascina indietro nella memoria senza che tu te ne accorga. Avete presente quando ci si trova di fronte a un deja-vu? La dannata sensazione di aver già visto o sentito qualcosa che si vive in un preciso momento? Quando non sai più se l’hai sognato o se l’hai vissuto veramente. Beh, in quegli attimi è stato così. E avevo ragione. L’avevo già vissuta. Sì, perché quella rete mi ha fatto fare un tuffo nel passato, precisamente un rewind lungo 15 anni.
Io dodicenne, stravaccato sul divano in un giorno qualsiasi, di ritorno dalla scuola che guardo Studio Sport (prima si chiamava così). Era l’epoca in cui le Pay Tv non erano inflazionate come oggi e per guardare le reti degli altri campionati ci si arrangiava alla meglio. Servizio sul nuovo astro nascente del calcio inglese. Il giovane Wayne, classe ’85 dell’Everton, soprannominato “Roonaldo” per la qualità delle giocate. Il futuro dei Tre Leoni. Il filmato mostrava il primo goal in Premier segnato da Rooney con la maglia dei Toffees, all’Arsenal. Conclusione potente dalla distanza che trafigge il portiere sotto la traversa. Con quella prodezza lì, contro i Gunners, col telecronista che urlò “Remember this name: WAYNE ROONEY!”, Shrek si consegnava al grande calcio.
Tre lustri più tardi, giorno più, giorno meno, di acqua sotto i ponti ne è passata a fiumi, restando in tema di Mersey. Wayne Rooney è diventato una Leggenda del Manchester United. Ha vinto tutto quello che poteva vincere (eccezion fatta con la Nazionale, contro l’autolesionismo britannico che contraddistingue la selezione dei Tre Leoni nemmeno lui è riuscito a far nulla). Ora torna a casa, neanche troppo tardi, visto che ad Ottobre festeggerà le 32 primavere. Non sono mica poi così tante. E, vista la presentazione, le premesse sono più che ottime.
In un calcio dominato sempre più dai soldi e dagli interessi, ben vengano ancora storie che si fondano su ciò che più sta a cuore ai tifosi -che restano, checchè se ne dica, il vero motore del gioco-: le emozioni.
Un’emozione torna al suo posto. Dal divano allo schermo di un PC, l’evoluzione della tecnologia. Wazza torna a casa. È proprio vero che la vita è un eterno ritorno…