AnedDodo

“…forse (la maglia del) Bologna è una regola…”

Primi di settembre, fine estate 2012.

“Prendiamolo”. “Sicuro? Abbiamo già preso Diamanti”. “Appunto. Facciamo l’asse del Bologna Diamanti-Gila”. “Alino va sempre a corrente alternata. E poi Gilardino…credi che segnerà quest’anno?”. “Sì”. Pino mi lancia uno sguardo pensieroso. Poi gli si illumina il volto. “Hai ragione sì. Prendiamoli. Mi sono sempre piaciuti entrambi. Daii”.

Maggio 2013.

Embed from Getty Images

“Cazzoo primo posto!”. “Te l’avevo detto che vincevamo!”.

Oggi.

Binotto, Signori, Nakata, il leggendario Zagorakis, il genio mai del tutto compreso di Meghni, la meteora Cipriani. Questi sono solo alcuni dei calciatori passati per Bologna che ho amato e apprezzato negli anni. Sarà il colore della maglia, la Torre di Maratona che campeggia sul Dall’Ara, o semplicemente le giocate di quei calciatori. Campioni, talenti, geni incompresi, totem indiscussi, fiori mai sbocciati; ne ho visti di ogni. Ad ogni modo, ho avuto sempre una predilezione per il Bologna.
In quella maglia c’è qualcosa di magico, di mistico, di etereo. Qualcosa che ti rigenera. Ne ho visti tanti. Da Roberto Baggio che dopo le grandi “sembrava in declino”, diceva qualcuno. Passando per i goal a grappoli di Di Vaio, fino alla coppia succitata Diamanti-Gila: sette goal il primo, tredici il secondo. Averli al fantacalcio in quell’anno fu fantastico.

Un potere speciale. Il rossoblu come la piscina di Cocoon. Colori dall’effetto rigenerante, rinvigorente. Qualche giorno fa ho visto una foto. Ritraeva proprio Marco Di Vaio in compagnia di Luca Carboni per un incontro sulla maglia felsinea, a pochi giorni dall’uscita del volume “La Maglia del Bologna” che ripercorre la storia delle divise bolognesi dagli albori fino ad oggi.
Riflettevo sul fatto che sono passati tanti anni. Da quando papà in auto mi portava a comprare il pane a suon di “Mare Mare” e -manco a dirlo- “Inno Nazionale”; da quando ho cominciato ad ammirare tutti quei talenti passati per il Dall’Ara. Ne sono passati quattro da quando vincemmo quel fantacalcio con Alino e Alberto. E due, da quando quella bella, bellissima ragazza dai capelli biondi e dalle curve mozzafiato se ne andò quell’inverno dicendomi che ero “incapace di amare, destinato a restare solo”. In quei giorni risuonavano in testa le parole di una canzone di Carboni…

“…che questa vita è bellissima, anche se a volte ci tira giù…mi ricordo le strade in cui ti ho promesso che sarei cambiato…Ma non ho capito come si fa, come si fa…”. Gliel’avevo promesso, ma non ero riuscito a cambiare. Oggi non lo so mica se ho capito come si fa. Non lo so. So solo che se un calciatore viene dato per bollito, finito…state attenti se indossa quella maglia.

Perché “Bologna è una regola…” infallibile, che non sbaglia mai. Chissà, magari il prossimo ha la treccia come Anakin…

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Continuando a navigare su questo sito accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. Più info

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi