Stadio San Paolo, Napoli-Spal. Minuto sei. Due mezzi triangoli, con lo stesso vertice. Lo stesso ago che si infila nella cruna, per la quarta volta in campionato. Marques Allan capitalizza l’azione stile Playstation del Napoli. La palla che va da sinistra a destra come in un flipper ordinato -una metafora ossimorica, come questo Napoli che cerca di spezzare l’egemonia della Juventus campione per sei anni di fila- con Mertens e Callejon a fare da sponde. Tanto basta al Napoli per archiviare la pratica Spal e continuare ad inseguire il proprio sogno.
È l’Allan buono dicono da queste parti. L’anno scorso il brasiliano fu protagonista di una stagione in chiaroscuro. Per alcuni tratti del torneo infatti, Zielinski diventò il titolarissimo. Nell’annata in corso, invece, non ce n’è per nessuno, nemmeno per il polacco –che però non si può definire una vera e propria riserva, dato che viene di fatto utilizzato come primo cambio nelle quattro posizioni esterne, mezzali ed esterni alti- paragonabile comunque al “sesto uomo” del basket che subentra dalla panchina, parallelo compiuto a giusta ragione da Riccardo Gentile di Sky durante la telecronaca di Napoli-Lipsia.
Due anni fa Allan entrò di diritto nella lista dei migliori del primo anno Sarriano. Il Napoli creava a sinistra per poi pungere a destra -una costante del ciclo di Sarri- prima con Callejon e poi con Allan, secondo violino della catena finalizzatrice. Tre reti per lui nel primo campionato azzurro e tante prestazioni convincenti. Nel secondo anno di Napoli poi, il saliscendi di cui sopra e un’unica rete segnata, al San Paolo contro l’Udinese, la sua ex squadra. Oggi probabilmente stiamo vedendo il miglior Allan di sempre. Settimana dopo settimana, domenica dopo domenica, il brasiliano sta inanellando una serie di performance ineguagliabili per volontà e dedizione. La “garra” dei sudamericani abbinata al suo passato da trequartista, come fece scoprire ai più un’osservazione dell’ex opinionista di Sky Sport Zvonimir Boban grazie ad una domanda specifica posta allo stesso Marques dopo l’ennesima partita di qualità lì in mezzo –Boban aveva una marcia in più e si vedeva ed anche Infantino se n’è accorto portandolo con sé nelle alte stanze della FIFA, oggi Vicesegretario Generale-. Fondamentale in fase di recupero palloni con il suo pressing in mediana e altrettanto importante nel palleggio veloce, nel fraseggio coi compagni. Di spada e di fioretto. Allan è diventato il motore della macchina di Sarri. È l’anima di questa squadra.
È l’anno buono dicono da queste parti. Il Napoli continua a macinare punti. 66 sui 75 disponibili. Di fatto ha perso solo nove punti. Sei a causa dei pareggi interni con Inter e Fiorentina e di quello esterno col Chievo (tutti a reti inviolate, non un caso), e i tre –pesanti- nello scontro diretto casalingo contro la Juve. Difficile chiedere di più ad Hamsik e compagni arrivati a questo punto della stagione. Manca poco più di un terzo di Torneo da giocare. Il Napoli è in vetta e ha l’obbligo di crederci. La quasi sicura uscita definitiva dalle Coppe -dopo una partita giocata senza mordente e motivazioni contro il Lipsia in EL, chiaro segno della volontà comune azzurra di combattere con il coltello tra i denti solo su un fronte- permetterà a Sarri e i suoi di concentrare le energie solo ed esclusivamente sul sogno tricolore.
Tra le frecce al proprio arco, Sarri ha a disposizione uno dei centrocampisti più completi e determinanti della Serie A. Allan sta dando un apporto importante anche in termini realizzativi: con quattro reti ha già staccato il suo record personale di marcature nel singolo campionato. Indice chiaro di quanto sia fondamentale per questo Napoli.
È l’anno buono, dicono. È l’Allan buono. Vediamo come fa a finire.